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Le foglie morte (foliage)

( 25 Novembre 2022 )

Quest’anno il freddo è arrivato in ritardo e con esso i colori dell’autunno. Però, meglio tardi che mai e adesso ci possiamo godere le foglie morte (termine che sarà anche triste ma è infinitamente più bello di foliage) che vanno dal giallo dei pioppi al bruno-rame dei faggi e dei castagni.

A proposito, tutti sanno o avranno notato che le piante non reagiscono all’autunno allo stesso modo. Addirittura ci sono alcune piante – ad esempio la robinia (la popolare acacia) o gli ontani – che non assumono alcun colore autunnale ma banalmente accartocciano le foglie e le fanno cadere: All’opposto, i più belli da noi sono probabilmente gli aceri, e al loro interno il più bello è l’acero opalo (Acer opulifolium), riconoscibile per le foglie più tondeggianti e che vanno dal giallo al rosa tenero. Lo si trova in angoli freschi dalla media collina (fascia della roverella, ma qui solo in versanti nord) fino alle prime e più basse faggete, quindi dai 3-400 fino agli 800 metri circa.

Obbiezione: i colori più belli – si dice – li hanno le piante esotiche, sia in caso di piante forestali, che ornamentali, che coltivate. E’ vero, o almeno apparentemente vero e infatti basta citare gli aceri canadesi, i liquidambar viola, i liriodendron gialli, i ginko biloba giallissimi o anche solo i meravigliosi caki che assumono i colori rossi più vivi e più accesi.

In realtà anche da noi ci sono piante con colori autunnali stupendi, ma quelle esotiche hanno una specie di nota dissonante che, quasi per paradosso, in autunno funziona meglio. E bisogna anche ricordare che in effetti in Nord America (romanticamente in Canada) si trovano i più sorprendenti colori autunnali, per due ragioni: l’intrinseca mescolanza di latifoglie e l’arrivo violento, brusco, delle basse temperature che distruggono subito la clorofilla facendo apparire gli altri pigmenti (antociani, caroteni, ecc.) che la clorofilla copriva e nascondeva.

Ma, bando alle ciance, premesso che le escursioni “per foglie morte” più gratificanti sono quelle alle Foreste Casentinesi e più in generale in faggete miste, qui da noi dove possiamo andare? Ma sulla Vena del Gesso, ovviamente! In versante sud troviamo il porpora del terebinto mescolato al viola dell’orniello e al giallo macchiato della roverella. In versante nord ci sono i castagneti – non dappertutto, certo, ma ad esempio in tutta la zona di Ca’ Budrio-Le Banzole e nei favolosi dintorni di Campiuno – e comunque ci sono gli orno-ostrieti (carpino nero e orniello) con una mescolanza di colori che non sarà quella canadese ma è di tutto rispetto. Infine, le zone coltivate: peri (rosso-viola) e peschi (arancioni) diventano bellissimi ma, più semplicemente, quanto son belle le viti?

E allora fate il sentiero 505 nel territorio del parco. Che passa dai gessi (Rontana, Carnè, Varnello) ai calanchi con i limitrofi coltivi… Al Carnè troverete anche l’acero opalo e i sorbi (addirittura con sopra il vischio sotto il quale baciarsi) e insomma una tavolozza pressoché infinita. Verso la Torre del Marino invece vedrete sotto di voi i filari di viti circondati da siepi di sanguinella, magari con qualche nespolo giallissimo e con gli olivi e le tamerici che non hanno colori autunnali ma contribuiscono anche loro, indirettamente, al contrasto. E vedrete che spasso.  

Testi di Sandro Bassi   

Foto di Francesco Grazioli

Le foglie morte (foliage)
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