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Riserva Naturale
Bosco della Frattona
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Fioriture precoci

( 15 Marzo 2023 )

Unico elemento “positivo” dell’ormai innegabile riscaldamento climatico è la precocità delle fioriture primaverili. Quest’anno già dai primi di gennaio sono partiti gli ellebori con i loro fiori verdicci, poi, a seguire, i pié di gallo color giallo pennarello, poi i bucaneve, i crochi, le pulmonarie, le giunchiglie, la Veronica persica… e siamo già ai mandorli e addirittura, nelle pendici più riparate, ai primi albicocchi.

 In parte è normale perché le piante “leggono” anche la durata del dì (quindi l’allungamento dei giorni) e perché – in parte – è sempre successo, anche se non con questa intensità e precocità. Resta il fatto che i sottoboschi collinari devono sfruttare i mesi da febbraio ad aprile in cui le chiome, nude, lasciano passare luce ed energia.

 Ma accantonando per un attimo le pur legittime preoccupazioni “alla Greta Thunberg”, godiamoci queste prime fioriture che scaldano il cuore, che non stancano gli occhi e che ci parlano della potenza della vita. Dove andare per vedere gli esempi più belli? Banalmente, il Parco della Vena del Gesso non può che promuovere sè stesso, a partire dal Carnè, ove si trovano i bucaneve (Galanthus nivalis) già nella stradina di accesso, proprio sotto le rocce erose “a candela” 200 metri prima del rifugio e dove, complice l’esposizione nord, a guardare bene si trova anche Arabis alpina, una pianticella tipicamente “decombente” (a ciuffi penduli, cascanti) e rupicola, abitatrice di rocce umide e ombrose, di norma montane e qui a quota eccezionalmente bassa.

Altrettanto incredibilmente, nell’oliveto oltre il rifugio - questo invece assolato e rivolto ad ovest - è già fiorita la Barlia robertiana, un’orchidea mediterranea relativamente grande, con i fiori color violetto e in rapida espansione da una ventina d’anni a questa parte in vari siti collinari romagnoli.

 Ma è un po’ più avanti e più in basso la vera gemma vivente, una gioia per gli occhi e anche una notevole rarità botanica, perlomeno a 350 metri di quota come è quella in cui ci troviamo: presso la Grotta Risorgente di Ca’ Carnè si trova una colonia di colombina rossa (Corydalis cava), pianta di castagneti e di faggete qui localizzata in questo solo angolo grazie alla presenza della cavità che con il suo alito fresco fa da volano termico; in realtà il colore di questi fiori va dal porpora al rosa fino al completo bianco e quest’ultimo è qui prevalente.

Il sito si protegge da solo perché consiste in un masso sopraelevato e poco accessibile (e quindi non calpestabile) ma non sarà vano ricordare che qui bisogna avvicinarsi “in punta di piedi” facendo molta attenzione ad eventuali altre piante vulnerabili e – non ci sarebbe neppur bisogno di dirlo – che la raccolta dei fiori è ovviamente vietata.

 Un ulteriore salto di qualità sarebbe nell’antistante massiccio di Monte Mauro, più selvaggio e impervio rispetto al Carnè ma dove è possibile trovare altre piante: Anemone hortensis color fucsia, poi il candido Helianthemum apenninum e addirittura i primi ciuffi di Cheilanthes persica, non fiorita (è una felce) ma rispuntata dopo che le piogge di gennaio hanno fatto risvegliare i ciuffi rinsecchiti dalla siccità dello scorso autunno.

 Tuttavia, questa è un’altra storia e in ogni caso i siti di Cheilanthes persica sono troppo preziosi: è bello sapere che esistono ma non è il caso di dare indicazioni topografiche precise, basti dire che la specie, in Italia, si trova soltanto qui, nella limitata area compresa fra Sintria e Senio, con una ventina di colonie per un numero totale di esemplari stimati in circa un migliaio… non pochissimi, quindi, ma pur sempre a rischio visto il loro estremo isolamento perché per trovarne altri bisogna spostarsi oltre l’Adriatico, in Croazia o in Albania.    

Testi di Sandro Bassi

Veronica persica
Veronica persica
 
Cheilantes persica
Cheilantes persica
 
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